(SANTA MARIA MAGGIORE) Il Museo dello Spazzacamino è stato inaugurato nell`agosto 1983 ed è localizzato in un edificio situato nel parco della Villa Antonia, una costruzione di singolare bellezza posta sulla Piazza Risorgimento, in pieno centro paese.
Il Museo ospita in primo luogo gli attrezzi dello Spazzacamino: la raspa, il brischetin (lo scopino), il riccio (il noto attrezzo di lame di ferro a raggiera, per raspare le canne fumarie quando non poteva entrare il bambino a raspare a mano), la squareta, canna con in cima il riccio, la caparüza (il sacchetto da mettere in testa nel salire dentro il camino, per ripararsi dalla fuliggine), il sach (sacco) per riporvi la fuliggine, nonché fotografie, pubblicazioni e testimonianze varie sulla dura vita di questa figura del passato, a noi quasi sconosciuta, ma che ha caratterizzato un’epoca.
L’emigrazione dei Vigezzini verso le terre limitrofe risale al 1300 e col 1600 varca i patrii confini toccando la Francia, la Germania, l`Olanda e altri Paesi europei. Quasi tutti gli emigranti iniziano come spazzacamini. La vivace intelligenza, l`intraprendenza e l`indomabile voglia di riuscire portano molti di essi ad abbracciare in seguito attività più redditizie, e conseguire posizioni sociali sempre più dignitose e a raggiungere in numerosi casi livelli di altissimo pregio.
Molti si fecero banchieri o gioiellieri, i Ferino, i Borgnis, i Guglielmazzi, per esempio: Gian Battista Mellerio fondò una catena di gioiellerie di grande risonanza e fu il fornitore personale della regina Maria Antonietta. Pietro De Zanna di Zornasco inventò nel 1839 il calorifero ad acqua calda, meritandosi stima e benevolenza di nobili e sovrani. Nel 1837 Vigezzo conta 964 assenti (su 5377 abitanti) oltre 500 dei quali sono spazzacamini e fumisti. Sempre piuttosto elevata fra gli emigranti la percentuale dei bambini, ma il vero e proprio esodo-sfruttamento infantile che farà epoca coincide con la fine del 1800 e si protrae fino agli Anni Venti e Trenta del secolo successivo allorché quasi ogni famiglia vigezzina è costretta a cedere in affitto i suoi rampolli ai cosiddetti padroni che setacciano le terre più povere alla ricerca di bambini da infilare sui camini della Bassa. Le poverissime condizioni economiche della Valle Vigezzo imposero alle famiglie un sacrificio che non ha eguali nel campo del lavoro minorile. I padroni ambivano a reclutare bambini giovanissimi, di 6-7 anni, la cui esile statura permettesse un`agile salita negli stretti cunicoli da spazzare. Sono purtroppo molti gli aneddoti tristi che si riferiscono a padroni disumani. Capitava, a volte, che i bambini fossero lasciati soli anche la notte. Dopo cena dovevano cercarsi per dormire un fienile o una stalla. Qualcuno ha dovuto dormire sotto i portici coprendosi con stracci presi in prestito o solo con il sacco della fuliggine. Molte furono le malattie e disgrazie che costellarono il cammino di questi piccoli “rüsca”. Il monumento allo Spazzacamino, eretto a Malesco, ricorda appunto uno di loro, un certo Faustino Cappini, perito a 14 anni, fulminato dai fili dell`alta tensione sul tetto di una casa in una borgata milanese dove aveva appena finito di pulire il camino. La statua, in bronzo opera dello scultore milanese Luigi Teruggi, è alta circa un metro e mezzo e posa su un grosso masso di serpentino coppellato ricavato dalle cave della Val Loana. Completano l`insieme un comignolo vigezzino (quelli di Craveggia sono famosi per la loro altezza) e una ciminiera stilizzata della Bassa.
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