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Pubblicato il 19/09/2007 10:10:06
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Giungendo a Tredozio, al visitatore si mostra un piccolo borgo collinare compatto e ben articolato, modellato e ordinato secondo quinte graduate con le facciate dei palazzi che prospettano sulla pubblica via, pitturate di svariati colori per mostrasi all' ospite ancora più importanti di quanto la fattura fa vedere.
Posto nella stretta valle del Tramazzo, porta nord del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, il borgo circondato dalla corona dei rilievi è attraversato dal torrente omonimo anch'esso piuttosto stretto e poco profondo, un solco, una riga sottile tracciata dal tempo e dall'uomo, che in parte ne ha modellato il tracciato.
Macchie e colori sparsi nel paesaggio d'autunno che meglio di ogni parola raccontano il quadro di Tredozio paese, di un panorama tranquillo e armonioso che trasmette sensazioni di serenità unitamente ai profumi della Sagra che dalla piazza si espandono tutto intorno solleticando anche gli appetiti più sopiti.
Il distintivo autunnale che caratterizza Tredozio e l'assicura, almeno pare, da chiare imitazioni, si chiama "Bartolaccio" oggi un vero romagnolo, ma anche toscano, siamo in confine e non vorremmo dimenticare e far torto al nostro recente trascorso di comune appartenente al granducato di Toscana.
Tredozio, dedica a questa specialità gastronomica la sua Sagra autunnale nella prima e seconda domenica di novembre.
Accoglienza, convivialità e allegria sono gli elementi riconoscitivi che le molte persone che giungono a Tredozio possono percepire insieme ai sapori nostrani proposti della Sagra.
Piatto di eccellenza della specialità gastronomica tredoziese, insolito nelle dimensioni, molto somigliante ad un paffuto tortello o a una croccante crescentina imbottita, ma, più grande nelle dimensioni e se permettere insuperabile nel gusto.
Anche il Presidente Prodi nella visita a Tredozio, nel febbraio scorso, ne ha esaltato il particolare e piacevole sapore.
Il Bartolaccio va consumato caldo, in alternativa viene riscaldato, ma volendo si mangia anche freddo.
Oggi lo chiamerebbero un piatto moderno flessibile, adatto per uno spuntino al volo come per il pranzo che per la cena, insieme ad un bicchiere di rosso, meglio l'abbinamento con un sangiovese.
Il primo appuntamento della Sagra è per domenica 4 novembre a partire dalla mattina alle ore 11,00, momento in cui la nuova piazza Vespignani inizia a risvegliarsi con il brusio del mercato e dei presenti nonché dai profumi che il bartolaccio emana già cotto e pronto per essere mangiato.
La festa poi si protrae fino a sera accompagnata da spettacoli musicali e folcloristici con i musici itineranti.
La Sagra si rinnova la domenica successiva, 11 novembre, riproposta nelle medesime forme e negli stessi modi della domenica precedente, supportata da musici itineranti per meglio armonizzarsi al contesto di festa popolare. Il bartolaccio, o meglio "E bartlàz" in dialetto, ha per i suoi naturali ingredienti, il migliore valore gastronomico .
Basta prendere patate, pancetta, grana reggiano stagionato (in alternativa, formaggio piccante) sale e un pizzico di pepe e il gioco è fatto.
Confezionato a crudo, viene sapientemente cotto alla lastra, avendo la massima attenzione al grado di cottura.
La Sagra mette in luce anche un'altra specialità caratteristica della stagione, ulteriore particolarità della gastronomia povera della nostra civiltà contadina che trova a Tredozio la giusta valorizzazione.
La "paciàrela" polenta di minore consistenza condita con fagioli, pancetta e porro, che fa il paio con la polenta gialla, la classica polenta al paiolo, condita al ragù di carne.
E ancora, riprendendo un prodotto di stagione dei nostri boschi del Parco Nazionale, non potevano mancare le castagne, dalle quali gli chef della Pro Loco ricavano tradizionali torte in varietà, unitamente ai tortellini fritti e i biscotti al forno.
Il dolce e salato, mix culinario proposto dalla Pro loco, viene anche s
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